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( Jazaky Allahu khayran sorella umm usama)
http://ummusama.wordpress.com/2009/10/05/l...le-dei-peccati/L’apostasia dall’islâm: il più abominevole dei peccati
ottobre 5, 2009 di ummusama بسم الله الرحمان الرحيم
Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo
La Lode spetta ad Allah, Signore dei Mondi.
Che Allah (SWT) elevi il rango del nostro Profeta Muhammad, della sua Famiglia e dei Suoi Compagni, e protegga la Sua Nazione (Ummah) da tutti i pericoli.
Dice Allah (SWT):
Invero, la religione presso Allah è l’Islam (Corano III. Al-’Imran, 19)
L’Islam è la sola religione che Allah (SWT) accetti dai Suoi servi, e la sola religione che Egli ordini ai Suoi servi di seguire.
Colui che adempia al maggiore dei diritti di Allah (SWT) sul Suo servo, adorando soltanto Allah (SWT), senza attribuirGli nessun associato, e credendo nel Messaggio del Profeta Muhammad (s), sarà ricompensato con la perpetua dimora del Paradiso. Colui che, al contrario, scelga una religione diversa dall’Islam, e muoia in questo stato, sarà un perdente nel Giorno del Giudizio, e la sua eterna dimora sarà il Fuoco dell’Inferno, in cui la tortura non finirà né diminuirà mai.
Allah (SWT) non perdona colui che muore non-Musulmano, e nessuna delle buone azioni da lui compiute in questa vita sarà accettata dal Signore (SWT).
Dice Allah (SWT):
In verità Allah non perdonerà mai coloro che non credono, distolgono dalla Via di Allah e muoiono nella miscredenza (Corano XLVII. Al-Mulk (La Sovranità), 34)
In verità Allah non perdona che Gli si associ alcunché, ma, all’infuori di ciò, perdona chi vuole. Ma chi attribuisce consimili ad Allah, commette un peccato immenso (Corano IV. An-Nisa’ (Le Donne), 48)
La conoscenza delle delizie perpetue che attendono il Musulmano in Paradiso e le torture perenni che attendono all’Inferno colui che muoia non-Musulmano, dovrebbe rendere ogni Musulmano ansioso, prima di tutto, di tenersi stretto alla sua Religione.
Colui che desideri giungere positivamente alla fine della propria esistenza, dovrebbe cercare in tutti i modi di compiere ciò che è obbligatorio per lui e di allontanarsi da ciò che è proibito, e soprattutto dovrebbe sforzarsi di allontanarsi da tutto ciò che invalida, interrompe e compromette il suo Islam, portandolo all’apostasia.
E’ assolutamente prioritario mettere in guardia il Musulmano contro tutto ciò che lo può far uscire dall’Islam, conducendolo all’eterna dimora del Fuoco dell’Inferno.
Per questa ragione, i Sapienti dell’Islam includono dei capitoli sull’apostasia nei loro libri, per spiegare quali siano le cause che conducono l’uomo a commettere apostasia, e il giudizio concernente l’apostata, sforzandosi in questo modo di mettere in guardia i Musulmani contro questo enorme peccato.
Colui che non conosce il male può più facilmente incorrervi, ma a colui che impara che cosa significhi “apostasia” si apriranno gli occhi, e il suo cuore sarà colmo di timore e si guarderà bene dal commettere questa grave colpa.
L’Imam an-Nawawi definisce l’apostasia come un’interruzione dell’Islam, mediante l’intenzione, o mediante un’azione o una parola blasfema, e ciò sia che una frase blasfema sia stata pronunciata per scherzo, sia che sia stata detta per testardaggine, o con convinzione. L’Imam ritiene che l’apostasia sia il più abominevole tipo di blasfemìa.
Colui che sia diventato Musulmano, e in seguito abbia apostatato dall’Islam, ha commesso il più volgare dei peccati.
Si tratta di un crimine scellerato, e a colui che lo commette è riservata l’eterna dimora dell’Inferno, se muore senza esserne pentito.
I Sapienti delle quattro scuole giuridiche (madhahib) hanno classificato l’apostasia secondo 3 ca-tegorie: la convinzione (dell’apostasia) nel cuore, le azioni commesse con certe parti del corpo, e le parole pronunciate con la lingua.
Ar-Ramliyy, un Sapiente della scuola Shafiita, classificò l’apostasia secondo queste 3 categorie, dandone degli esempi nel suo libro, la Spiegazione del “Minhaj”, così come fece l’Imam an-Nawawi nel suo libro “Rawdat at-Talibin”.
Qadi ‘Iyad e l’Imam Muhammad ‘Ulaysh, della scuola (madhhab) Malikita, portano l’esempio di 3 tipi di apostasia.
Lo stesso fanno l’Imam Ibnu ‘Abidin e Badr ar-Rashid, della scuola Hanafita, e l’Imam al-Buhutiyy del madhhab Hanbalita.
Ibn as-Subkiyy dice nella sua opera “At-Tabaqat”: “l’Imam al-Ash’ariyy, i suoi discepoli e tutti i Musulmani non dissentono sul fatto che se qualcuno pronuncia una parola blasfema, o commette un’azione blasfema, è egli stesso un blasfemo (kafir). Questi non crede in Allah (SWT), e rimarrà nel Fuoco dell’Inferno per sempre, anche se nel suo intimo conosce la verità. Questo è un caso in cui vi è il consenso dei Sapienti, non si trovano due Musulmani che siano in disaccordo sulla questione.”.
Il Muhadith, Hafidh, Faqih e linguista Murtada az-Zabidiyy disse: “I Sapienti delle quattro scuole (madhahib) hanno esposto con autorità i vari tipi di apostasia”.
La classificazione dell’apostasia in queste tre categorie ne facilita la comprensione, in modo tale che, conoscendo la materia, sia più facile evitare di cadere in questo errore.
La classificazione può essere facilmente dedotta da numerosi versetti del Sublime Corano.
Dice Allah (SWT):
I veri credenti sono coloro che credono in Allah e nel Suo Inviato senza mai dubi-tarne… (Corano XLIX. Al-Haqqah (L’Inevitabile), 15)
Questo versetto (aya) ci fa capire quale sia la prima categoria di apostasia quella che riguarda la mancanza di fede nel cuore.
…non prosternatevi davanti al sole e davanti alla luna, ma prosternatevi davanti ad Allah che li ha creati, se è Lui che adorate (Corano XLI. As-Saff (I Ranghi Serrati), 37)
Questa aya ci dimostra che una seconda categoria di apostasia riguarda le azioni commesse con differenti parti del corpo.
Giurano in nome di Allah che non hanno detto quello che in realtà hanno detto, un’e-spressione di miscredenza; hanno negato dopo (aver accettato) l’Islam… (Corano IX. At-Tawba (Il Pentimento), 74)
Questo versetto spiega quale sia la terza categoria dell’apostasia, cioè quella che riguarda le parole blasfeme.
Ognuna di queste tre categorie è divisa in molte parti, e i Sapienti ne danno vari esempi.
§ Un esempio della prima categoria di apostasia – la mancanza di fede nel cuore – può essere quello di qualcuno che nutra dubbi nell’esistenza di Allah (SWT), o nel Messaggio recato dal Profeta Muhammad (s). E’ blasfemo anche dubitare del Messaggio recato da ognuno degli Inviati o dei Profeti di Allah (SWT) che si sa essere stati tali, come ad esempio Adam (Adamo *), Ibrahim (Abramo *), ‘Isa (Gesù *) o Musa (Mosè *).
Dubitare nella Rivelazione del Sublime Corano al nostro Profeta Muhammad (s) è blasfemìa, così come nutrire dubbi riguardo al Giorno del Giudizio, l’esistenza di Paradiso e Inferno, o altre materie che ci sono state esaurientemente spiegate dai Sapienti, come ad esempio il dubitare della Ricompensa e della Punizione.
Il dubitare riguardo a materie non comunemente conosciute dal semplice Musulmano, come ad esempio l’esistenza del Bacino (Hawd), presso il quale i Credenti berranno prima di entrare in Paradiso, non è blasfemìa, a meno che uno non si intestardisca a negarlo anche dopo che sia venuto a conoscenza del fatto che ciò fa parte della Religione. Se, dopo che gli sia stato spiegato, ci crede, allora è Musulmano. Se, venutone a conoscenza, lo nega, allora si tratta di blasfemìa.
Fa parte di questa categoria (la miscredenza del cuore) il fatto di credere che qualcosa oltre ad Allah (SWT) esista senza un inizio – come credevano i filosofi Greci.
Solo Allah (SWT) esiste senza essere cominciato, e i Suoi attributi sono eterni e perpetui e non cambiano. Tutto il resto è una creazione di Allah (SWT), ed ha avuto un inizio, ha cominciato ad esistere.
Qadi ‘Iyad, al-Mutawaliyy, Ibn Hajar al-’Asqalaniyy, e altri Sapienti hanno stabilito il consenso (ijma’), secondo cui è un blasfemo colui che crede che il mondo esista senza un inizio.
Rinunciare (a credere) a qualcuno degli attributi di Allah (SWT), conosciuti dall’ ijma’ (insieme dei Sapienti), pur essendone al corrente, è blasfemìa.
Blasfemo è anche colui che non crede che Allah (SWT) possieda gli attributi di: Potere, Volontà, Conoscenza, Udito, Vista, Parola (kalam). Rinunciare, non credere, a qualcuno di questi attributi di Allah (SWT), è blasfemìa, poiché anche la sola mente è sufficiente a capire che Allah (SWT) deve possedere queste qualità, cioè questi attributi sono una condizione essenziale della Divinità, e nessuno può essere scusato per l’ignoranza (di ciò).
Ibn al-Jawziyy disse: “Vi è consenso sul fatto che sia blasfemo chi nega che Allah (SWT) è Onn-ipotente (ha Potere su tutte le cose)”.
Colui che crede che Allah (SWT) assomigli a qualche Sua creatura in Se stesso, nei Suoi attributi, o azioni, è blasfemo. Colui che crede che Allah (SWT) abbia un corpo come quello delle Sue creature, è blasfemo. Tutti gli attributi, le qualità delle creature, non si addicono al Creatore. Se Allah (SWT) avesse un corpo come quello umano, sarebbe suscettibile a tutti i cambiamenti di cui è suscettibile il corpo, e ciò non si addice ad Allah (SWT).
Nel Sublime Corano, Allah (SWT) dice:
…Niente è simile a Lui… (Corano XLII. Al-Jumu’a (Il Venerdì), 11)
E’ anche blasfemo colui che rende lecito (halal) ciò che tutti i Musulmani sanno essere illecito (haram), come l’adulterio, la fornicazione, il furto, il bere l’alcool, ecc.
Come anche è blasfemo chi, al contrario, rende illecito ciò che tutti i Musulmani sanno essere lecito, come il commercio o il matrimonio.
Insultare il Profeta Muhammad (s), o credere nella possibilità che a qualcun altro sia data la Pro-fezia dopo di lui, è blasfemìa.
§ La seconda categoria d’apostasia, cioè le azioni commesse dalle diverse parti del corpo, inclu-dono il fatto di prosternarsi davanti ad un idolo, o davanti al sole o alla luna, o a qualsiasi altra creatura, con il proposito di adorarla.
Un altro esempio di questo tipo di apostasia è il fatto di gettare volontariamente nell’immondizia il Libro di Allah (SWT), il Sublime Corano; oppure altri fogli contenenti scritti Islamici, così come hanno spiegato Muyyaniyy e altri, perché questa azione dimostra scherno per la Religione.
E’ blasfemo buttare via un foglio su cui sia scritto il Nome di Allah (SWT), sempre che chi lo getta lo faccia di proposito ed essendo conscio del fatto che quello è il Nome di Allah (SWT).
§ La terza categoria è quella della lingua, e i Sapienti dicono che questa categoria comprende il maggior numero di casi.
Il Profeta (s) disse: “Il maggior numero di peccati dei figli di Adamo provengono dalla loro lingua”.
Tra questi vi sono i peccati maggiori (kaba’ir) e la blasfemìa.
In quest’epoca è diventato comune, per le persone, l’essere negligenti e disattenti riguardo alle parole che pronunciano, le quali talvolta sono gravi fino al punto di porre la persona fuori dall’Islam. Nonostante ciò, molti non ritengono “gravi” queste parole peccaminose nonostante esse rendano blasfemo chi le pronuncia.
Il Profeta (s) infatti disse: “Una persona può pronunciare una parola ritenendola innocua, ma questa può farlo cadere nel Fuoco Infernale ad una profondità di 70 anni” (Tirmidhi).
La profondità “di 70 anni” è l’estremità più bassa dell’Inferno, dove giungeranno soltanto i bla-sfemi.
Questo hadith dimostra che chi pronuncia parole blasfeme diventa non-Musulmano, anche quando ritenga tali parole “innocue” o “non molto gravi”!
Questo hadith dimostra altresì che il fatto di “pronunciare” la blasfemìa sia sufficiente a divenire blasfemo anche quando le parole non siano accompagnate dall’azione, e anche quando in realtà “non si creda” in ciò che si pronuncia.
Il Profeta (s) infatti non disse “Una persona può pronunciare una parola credendo in essa…”; e non disse: “Una persona può pronunciare una parola agendo in maniera blasfema…”; e non disse neanche “Una persona può pronunciare una parola seriamente…”. Al contrario, disse: “Una persona può pronunciare una parola ritenendola innocua…”!
Un hadith simile viene riferito dall’Imam Bukhari e dall’Imam Muslim, e questa è una prova del fatto che conoscere il giudizio relativo alla pronuncia di parole blasfeme non è una condizione essenziale per incorrere nel peccato di blasfemìa. Anche il pronunciare tali frasi con leggerezza fa incorrere nel peccato!
Pronunciare parole blasfeme quando si è in collera non è una scusa valida. L’Imam an-Nawawi, infatti, disse: “Se una persona è in collera con suo figlio o col suo schiavo, e li picchia con severità, al punto tale che qualcuno, vedendolo, gli chiede: ‘Come puoi fare questo? Non sei forse un Musulmano?’, se l’interrogato, in preda all’ira, risponde ‘No!’, ha commesso blasfemìa”. Questo è ciò che sostengono i Sapienti della scuola Hanafita, e molti altri.
Nella Sunnah, vi sono numerosi episodi in cui il Profeta (s) mise in guardia la sua Ummah dalla collera. Un uomo, una volta, gli chiese il suo parere riguardo alla collera, ed egli (s) rispose: “Non farti prendere dall’ira!”.
Il Profeta (s) ci mise in guardia dalla collera, poiché essa non è una scusa valida per commettere azioni proibite. La mancanza di controllo può condurre la persona a commettere vari peccati, inclusa la blasfemìa.
I Sapienti ritengono che la terza categoria di blasfemìa, quella della lingua, sia come un mare sen-za confini; si potrebbero addurre molti esempi, che vengono citati nei loro libri, allo scopo di allontanare la gente dall’errore.
Ad esempio, offendere Allah (SWT) è blasfemìa, e chi offende Allah (SWT) non è un Musulmano.
E’ blasfemìa ingiuriare uno dei Profeti (*), o uno degli Angeli, come ha detto Qadi ‘Iyad.
Dichiarare un Musulmano “kafir” senza un motivo valido fa sì che colui che ha pronunciato questa parola diventi egli stesso non-Musulmano così come hanno spiegato Mutawalli e al-Ghazali.
At-Tahawi disse che attribuire ad Allah (SWT) qualsiasi attributo proprio alle creature – come l’età, o un corpo simile a quello umano, o il fatto di dire che Allah (SWT) ha degli associati oppure un figlio (astaghfirullah!), tutto ciò è blasfemìa.
(...)
Fratello musulmano, sorella musulmana
La Conoscenza della Legge è fondamentale poiché il Profeta (s) disse: “Se imparerai un versetto del Libro di Allah (SWT), avrai acquisito più meriti che se tu pregassi 100 rak’a (delle preghiere supererogatorie); e se imparerai il Capitolo della Conoscenza, sarà meglio per te che se pregassi 1000 rak’a (supererogatorie)” (Ibn Majah).
Acquisisci la Conoscenza da insegnanti fidati, che temano Allah (SWT), e che siano Sapienti.
Ascolta il consiglio di Ibn Sirin, che disse: “Attenzione a chi ti insegna la Conoscenza, perché questa Conoscenza è quella Religiosa”.
Chi si accorga che un fratello è incorso in questo grave peccato, ha il dovere di correggerlo, possibilmente rivolgendoglisi direttamente e immediatamente, per mostrargli dove ha sbagliato e per invitarlo a pentirsi e a tornare subito all’Islam!
Il Profeta (s) disse: “Se vedrete la mia Ummah temere di dire all’ingiusto che è un ingiusto, sappiate che il Sostegno di Allah (SWT) è stato ritirato lontano da loro!”.
Come ci insegnano il Sublime Corano e la Sunnah del Profeta (s), la blasfemìa è la peggiore delle ingiustizie, che Allah (SWT) ci protegga da essa!!!!